Energia e molto altro da una pianta di cui non si butta via niente

Ci sono piante delle quali non ricordiamo quasi l’esistenza e che consideriamo poco più di arbusti selvatici e inutili. Una di queste è il cardo, stretto parente del carciofo, che ha proprietà straordinarie.
Il cardo diventa alto anche più di due metri, cresce pure in un clima quasi arido come quello dell’interno della Sicilia, non ha bisogno di cure e tutte le sue parti, persino le radici, possono essere sfruttate per ottenere qualcosa.

Per questo il Dipartimento di scienze bio-agroalimentari dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo del Cnr ha cominciato a studiarlo a fondo e a realizzare colture sperimentali, per esempio nelle contrade assai difficili della provincia di Enna e in Sardegna. Perché il cardo cresce anche nei terreni definiti “marginali”, quelli in cui sarebbe difficile coltivare qualcosa e che, per questo, non corrono il rischio di essere sottratti all’agricoltura di prodotti destinati all’alimentazione.
L’attenzione sul cardo è nata soprattutto per la possibilità di utilizzarlo come fonte di olio da cui ricavare biodisel, cioè produrre carburanti sfruttando biomasse vegetali, emettendo nell’atmosfera né più né meno della CO2 assorbita dalla pianta stessa durante la sua crescita, con un bilancio di gas serra prossimo allo zero (bisogna sempre aggiungere l’energia utilizzata per la coltivazione, la raccolta, la trasformazione). Ma in realtà il cardo è una specie di miniera, che può dare mangimi per gli animali con lo scarto dei semi spremuti per ricavare oli, un polimero che si chiama inulina, ottimo anche per l’alimentazione umana, dalle radici, lignina da bruciare dal fusto della pianta, dal quale si può estrarre anche cellulosa di prima qualità. E persino il fiore può dare alle api nettare per produrre ottimo miele.
Maria Grazia Melilli, ricercatrice dell’Isafom-Cnr, ci racconta tutto questo nell’intervista che abbiamo realizzato con lei durante il convegno organizzato a Milano dal Cnr e dedicato a discutere come si possano sfruttare piante e rifiiuti urbani per ottenere nuove risorse utili.

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