Il progetto di una bici elettrica che si monta e si smonta su qualunque velocipede, consuma poco, costa poco e può essere modificata e migliorata da chiunque nella logica del libero accesso alla tecnologia.

Quali requisiti deve avere una bicicletta elettrica per essere ancora più ecologica di quanto già non sia? Per esempio, cercare di sfruttare al massimo l’energia fornita dalle batterie. Essere realizzata con materiali semplici, standardizzati, acquistabili ovunque anche come eventuali pezzi di ricambio, magari non obbligare all’acquisto di un nuovo mezzo. Infine, se possibile, portare a compimento il sogno di tutti i mezzi elettrici: sfruttare direttamente energie rinnovabili come quella del sole.

Ebbene, un prototipo in grado di rispettare tutte queste caratteristiche esiste già. Si chiama Girasole, è stato presentato al Fuorisalone del Salone del Mobile di Milano ed è il frutto della collaborazione di due associazioni di volontariato, L’Arte del Vivere con Lentezza e Frattozero, un designer, Francesco Argenti, più intelligenze varie che hanno deciso di dare una mano a un progetto che potrebbe fare molta strada, in tutti i sensi.
Girasole, per dirla tutta, non è una bici elettrica nel senso proprio del termine. È un aggeggio, un dispositivo, un “device”, che si può applicare a qualunque bicicletta tradizionale per trasformarla in un mezzo a pedalata assistita. Dal punto di vista fisico, è uno scatolotto con due piedi laterali, un guscio di resina che contiene al proprio interno tutto quello che serve per aiutare i ciclisti a fare meno fatica e che deve essere appoggiato sulla ruota anteriore del velocipede. Insomma, per usare Girasole non bisogna comprare una bicicletta elettrica. Basta prendere quella che si usa normalmente, o che magari da tempo giace in cantina, abbandonata lì a causa dell’eccessiva fatica a cui costringe per muoverla, e trasformarla in un veicolo che consente di attraversare città e campagne anche senza sudare. Girasole si mette e si toglie in maniera  molto semplice. A regime (ma ancora c’è un po’ di lavoro da fare) arriverà a pesare attorno ai tre chili, per poter essere comodamente messo e tolto e spostato da chiunque. Quando ci si ferma, lo si può portare a casa per ricaricarlo. Oppure, se si decide di voler tornare a fare più fatica, lo si può smontare per un  po’.

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Ma come fa Girasole a essere così facile da applicare e rimuovere se tutte le biciclette elettriche in circolazione sono montate come un tutto unico? Il segreto sta nel modo in cui viene trasmesso il moto dal motorino elettrico alla ruota. Le biciclette elettriche in commercio trasmettono il movimento al mozzo della ruota posteriore, come nei motorini e nelle motociclette. Girasole, invece, sfrutta un sistema di trasmissione completamente diverso: un piccolo rullo appoggiato sul copertone trasmette il movimento alla ruota anteriore. Come nel Solex, per chi ancora ricorda il mitico oggetto. Un sistema che, oltre a consentire la magia di rendere il dispositivo facile da mettere e togliere perché in effetti basta sollevarlo, ha anche una maggiore efficienza: l’energia si sfrutta meglio, si disperde meno. I tecnici che l’hanno messo a punto dicono che lavorare sul copertone anziché sul mozzo  “consente di ridurre di circa 16 volte la coppia meccanica ed elettrica di spunto necessarie alla partenza”. Insomma, è un sistema ecologico ancora un po’ più ecologico. Inutile dire che, casomai si dovesse incontrare una discesa, il movimento della ruota a quel punto serve a ricaricare la batteria. Così come, in salita, un giroscopio interno è in grado di rilevare la salita e fornire il massimo della potenza per aiutare le gambe del ciclista.

Terza sorpresa: Girasole è fatto tutto con pezzi che si possono comprare dall’elettricista o dal ferramenta. Nessun segreto industriale, nessun componente di quelli che, casomai dovessero rompersi, obbligherebbero a un’affannosa ricerca del pezzo di ricambio. Qui è tutto standard, senza brevetto. E in questo modo, quasi inutile dirlo, un Girasole ha costi decisamente più bassi di quelli di una bici elettrica tradizionale. Perché la quarta sorpresa è che il progetto Girasole è completamente open source. Non solo può essere costruito con materiale da bricolage, ma chiunque può montarselo da solo (a patto di esserne capace, ovviamente) nel garage o nella cantina della propria casa. Tutto è a disposizione di tutti. E, secondo il vero spirito dell’open source, tutti possono anche dare una mano a migliorare il progetto per renderlo più efficiente, bello, utile. Per esempio, è già previsto che debba essere arredato con led per rendere il mezzo visibile di notte, ma potrebbe essere integrato anche con sistemi di rilevamento dell’inquinamento o altro ancora. Basta avere fantasia e non appesantire troppo il mezzo. Addirittura, chi volesse mettersi a produrlo su scala industriale per poi venderlo potrà farlo.

Infine, ma qui ci vorrà il contributo di altri, Girasole sarà già pronto per essere ricaricata non solo attraverso la normale presa elettrica (alla quale la corrente arriva da qualche centrale dove viene prodotta, magari in modo non proprio ecologico) ma anche attraverso pensiline realizzate per sfruttare energia fotovoltaica grazie a pannelli di copertura. Addirittura, la ricarica potrà avvenire per induzione, senza contatto fisico: basterà appoggiare la bicicletta sotto la pensilina e comincerà a ricaricarsi da sola.

Un piccolo sogno che potrebbe anche esser più vicino del previsto. Soprattutto se altre intelligenze e buone volontà decideranno di dare una mano al progetto e far crescere il Girasole.
Luca Loiacono